Benvenuti!

Quando si parla di Immagine spesso la prima cosa che viene in mente è l’esteriorità, la facciata…

Non sempre si riflette sul fatto che siamo esseri sociali, in relazione con gli altri e comunichiamo, al di là dell’espressione verbale, in modi diversi.

E l’aspetto che abbiamo nel suo complesso (total look, atteggiamento, postura…) è uno di questi, se non il più importante dal momento che viene notato istantaneamente!

“L’immagine vincente” in questo senso non ha nulla di artefatto.

L’idea di base del mio lavoro è mettere le persone in condizione di riconoscere, esprimere, amplificare tutto il proprio potenziale attraverso la ricerca e la creazione di uno stile esclusivo e realmente rappresentativo.

Esprimere chi sei veramente attraverso la tua immagine ha un incredibile impatto su tutti gli ambiti della vita. Amplifica la tua sicurezza nelle relazioni sociali, migliora l’umore, rende più fluido e naturale entrare in contatto con gli altri.

In ambito lavorativo, poi, un’efficace consulenza d’immagine, capace di far emergere la tua unicità, può aumentare in modo esponenziale le tue probabilità di successo.

E questo vale in ambito aziendale così come in politica o nel mondo dello spettacolo.

Non trascuro ovviamente l’aspetto pratico, per cui il mio lavoro è pensato per ottimizzare l’uso che fai delle tue risorse, per “economizzare”…

 Quando dico “economizzare” non penso ad una limitazione ma ad un lusso! 

Il lusso di avere solo ciò che ti serve. Evitare di possedere il superfluo.

Puoi avere risorse esigue o illimitate e, in ogni caso, imparare l’arte del “viaggiare leggeri” non ha prezzo. Ma non è solo questo. Non è solo il senso di libertà che nasce dall’avere bisogno di meno cose. Non dico avere poco o avere meno, ma saper epurare da ciò che ti porta fuori strada.

Si tratta soprattutto di focalizzare, essere focalizzati su sé stessi.

Significa saper scegliere ciò che davvero ti rappresenta ed avere nel guardaroba solo quello, evitando sapientemente di acquistare tutto il resto.

Ogni acquisto che sia fuori da questa logica è un sabotaggio.

Il superfluo è un intralcio che ti impedisce di essere chi sei!

Questi i due punti fondamentali del mio lavoro:

  • ricerca di uno stile che sia autentico e che sia percepito come tale
  • razionalizzazione degli acquisti e del guardaroba.

Ti dico a chi è rivolto il mio lavoro:

  • a chi voglia scoprire o riscoprire se stesso e parlare al mondo di sé anche attraverso la propria immagine
  • a chi voglia prepararsi in vista di un evento o di un’occasione importante
  • a chi vuole esprimere le proprie potenzialità ad un colloquio di lavoro, anche grazie ad uno stile che amplifichi, in modo naturale, autorevolezza e credibilità
  • a te che vuoi regalare una piacevole esperienza ad una persona cara.

 

Se vuoi scoprire di più su cosa può fare il mio lavoro per te, non esitare a scrivermi a contatto@danielabarlone.it

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Siamo esperti di moda solo da bambini

Da sempre ho avuto un interesse spiccato per il mondo della moda…

Anzi, a pensarci bene, quello per la moda per me era solo un interesse che oggi potrei definire strumentale.

Ciò che realmente mi interessa è la Persona, ed il modo in cui le Persone esprimono (o NON esprimono…ma di questo parlerò più avanti) se stesse attraverso il proprio aspetto.

Quando siamo piccoli il senso che abbiamo di noi stessi è molto forte.

Sappiamo istintivamente cosa ci piace e cosa no, e lo esprimiamo con forza!

Sembra paradossale perché saremmo portati a pensare il contrario: è crescendo che si sviluppa la nostra personalità, che si afferma il nostro carattere!

E questo è vero. Ma parallelamente accade anche un’altra cosa, cominciamo a fare i conti con l’ambiente che ci circonda.

Subiamo, durante la crescita, una quantità enorme di condizionamenti esterni che solo raramente (molto raramente) vanno nella direzione di rafforzare noi stessi e la nostra vera identità.

Iniziano i genitori, con le migliori intenzioni certo, poi gli insegnanti. Loro ci insegnano come DOBBIAMO essere.

Seguono fidanzati, amici e tutti quelli con cui entriamo in relazione. E più profonda è la relazione, più elevata la possibilità di influenzare o di essere influenzati.

Da piccoli siamo pronti a difendere la nostra maglietta preferita o il nostro colore preferito, per bizzarro che sia, contro la volontà dei nostri genitori. Siamo pronti a puntare i piedi perché l’istinto ci dice chi siamo, l’istinto fa sì che portiamo chi siamo nel mondo attraverso il nostro aspetto esteriore.

Non c’è ancora consapevolezza e peraltro non è detto che la piena consapevolezza di sé sopraggiunga in età adulta…

Cosa accade quando cresciamo?

Schematizzo, pur convinta che ogni essere umano è un mondo a sé e che suddividere le persone in categorie fa perdere l’essenza dell’unicità di ogni uomo: le sfumature appunto… Tuttavia, per semplificare…

Mi vengono in mente tre tipologie.

I primi, una minoranza (i migliori o i più fortunati, decidete voi…), non perdono mai di vista se stessi. Passano dall’istinto alla consapevolezza in modo fluido, naturale.

In modo naturale l’istinto del bambino diventa la consapevolezza di sé dell’adulto. Senza salti, senza traumi.

Queste persone sono come un torrente che giorno dopo giorno scava il proprio corso. Nella loro evoluzione non c’è sforzo…

Mai cervellotiche, sono lineari ma non banali. Sono quelle che in genere definiamo persone realizzate.

Qualsiasi sia il loro look, trendy, sportivo, minimal, chic… la loro immagine si impone alla nostra attenzione. Ci appaiono sempre comodi e a proprio agio nei loro outfit.

Nello shopping non sbagliano un colpo. Sono decisi e scelgono sempre ciò che davvero li valorizza. Non cadono nella trappola che troppo spesso induce molti ad acquistare un maglione o una giacca solo perché è un bell’oggetto.

Sono centrati su se stessi, nel loro guardaroba solo capi che li rappresentino!

La seconda categoria, maggioritaria, accoglie gli uomini e le donne che fanno del dover essere il proprio essere.

Seguono un percorso disegnato da qualcun altro, puntualmente, tappa dopo tappa perché “tutti” lo fanno ed è “normale” così. E’ possibile e non poco frequente che raggiungano posizioni socialmente considerate di successo e nel consenso sociale trovano la propria “identità”.

In realtà non si sentono mai pienamente appagate ma tendono ad imputare a cause esterne quella sottile insoddisfazione, grido disperato del loro Io più profondo che hanno sempre ignorato.

Come vestono? Nella migliore delle ipotesi alla moda!

Sono abituati a seguire dettami e lo fanno anche quando si tratta della propria immagine. In molti casi il risultato può essere soddisfacente ma raramente l’impatto visivo è significativo perché gli appartenenti a questo gruppo hanno la tendenza ad uniformarsi e non a ricercare l’originalità.

Questo aspetto è più accentuato nelle piccole città dove si creano vere e proprie mode locali ed il consenso sociale passa anche attraverso l’adozione di uno stile considerato “vincente” poco importa se solo entro i ristretti confini del luogo!

Ma scivolare verso un look provinciale non è certo il rischio maggiore. L’attitudine ad uniformarsi può indurre la persona a voler seguire ad ogni costo una moda anche quando i must del momento decisamente non le si addicono. In questo caso il risultato non è certo esaltante!

Non è raro, per chi si trova in questa tipologia, cominciare a ricercare, con il tempo, una maggiore autenticità.

Cioè alcuni, col passare degli anni, iniziano a dare maggiore ascolto alla voce della propria identità ed è possibile che confluiscano nella terza categoria.

Questa si potrebbe definire un limbo…qui ci sono i fiori che non riescono a sbocciare… Non hanno saputo difendere a spada tratta la propria unicità ma non l’hanno neppure ignorata o dimenticata.

Sono generalmente soggetti sensibili “caduti” sotto i colpi dei condizionamenti esterni senza saper opporre la forza necessaria per restare vivi.

Nella dialettica se stessi-resto del mondo hanno finito per dare ragione agli altri senza nemmeno rendersene conto. E ciò non è avvenuto per superficialità o per volontà di aderire a degli schemi, ma puramente e semplicemente per fragilità, per l’incapacità di sostenere situazioni di rottura.

Hanno uno stile indefinito, nel loro guardaroba si può trovare di tutto!

Affette da shopping compulsivo, alla ricerca spasmodica dell’outfit che davvero le rappresenti, sono persone incompiute.

Hanno la netta sensazione che qualcosa non funzioni DENTRO di loro, ed in alcuni casi la piena consapevolezza ma non riescono comunque a trovare le risposte…

Passano da uno stile ad un altro. Gli abiti che acquistano rappresentano i loro umori altalenanti.

La frase tipica? “Non ho niente da mettermi”. In realtà il loro guardaroba è stracolmo ma la varietà di stili rende ardua la combinazione dei capi per dare vita ad outfit sempre nuovi.

Gli appartenenti a questo gruppo vivono degli autentici “momenti di gloria” quando riescono a portare fuori CHI SONO.

L’immagine migliore che hanno di sé diventa tangibile, sintetizzata in un outfit di successo e il risultato è di grande effetto.

Peccato però che l’incantesimo non duri!

Daniela Barlone | Style Coach

Lezioni di stile dal mondo

In questo  articolo parleremo del viaggio. Un tema a me molto caro anche perché per “viaggio” si possono intendere molte cose…

Qui parleremo del viaggio come scoperta di nuovi mondi, luoghi più o meno lontani in cui i modi di vivere, le consuetudini, le mode, sono diversi da come li conosciamo.

Inteso in questo senso il viaggio non richiede per forza che ci si sposti fisicamente. Il viaggio può essere anche virtuale.

Libri, romanzi, narrazioni in genere, foto, film, documentari… Entrare in contatto con culture diverse in una certa misura è possibile anche restando a casa propria.

Possiamo vivere con la fantasia in qualunque epoca ed in qualunque luogo.

Certo viaggiare davvero è molto diverso, vedere il mondo con i tuoi stessi occhi.

Ma a questo proposito c’è da fare una considerazione. Molti viaggiano con invidiabile frequenza e raccontano di essere stati in tanti posti, ma il loro viaggio è quasi solo fisico, non portano indietro nulla che li abbia un po’ cambiati. Saper guardare, stare in ascolto, lasciar entrare il nuovo e l’inconsueto dentro di sé è un’abilità rara.

In ogni caso…

Ciò di cui voglio parlare è lo straordinario potere che ha (o che dovrebbe avere) il viaggio, di ampliare i tuoi orizzonti, influenzando – se non il tuo sistema di valori – almeno i tuoi gusti. Incidere sul senso del bello, introdurre il nuovo ed il diverso, contaminare, farti uscire dagli schemi di un mondo ristretto.

Questo discorso è strettamente correlato con la moda.

La moda esprime una direzione, un modo di essere verso cui si muove il mondo, che si sta imponendo sugli altri. Non solo su quelli del passato, ma su tutti i modelli, tutti gli schemi alternativi possibili. Vedo la moda come sintesi di forze che si muovono a vari livelli e nei luoghi più lontani e disparati, capace di cristallizzare la visione dell’uomo e della donna attraverso le epoche e i diversi momenti storici.

La moda, infatti, non è solo quella ufficiale, quella delle grandi firme che “dettano legge” dalle passerelle di tutto il mondo, o quella degli stilisti emergenti che presentano le loro collezioni nelle settimane della moda di New York, Londra, Milano e Parigi.

Ne esiste un’altra, non certo minore, che alla moda ufficiale si ispira, ispirandola a sua volta. E’ quella che vediamo e che viviamo tutti i giorni nelle nostre città,  la moda di strada”.

La vita reale ispira la moda e la trasforma, e la moda a sua volta amplifica il cambiamento in atto, si fa cassa di risonanza, consacra il nuovo e lo ufficializza.

Un feedback continuo tra due mondi paralleli che sembrano non incontrarsi mai, tanto appaiono distanti, ma che in realtà sono una cosa sola.

Gli stessi stilisti, i designer, i direttori artistici delle grandi maison di moda dichiarano spesso di ispirarsi al viaggio, a scenari esotici, agli stravolgimenti culturali e sociali in atto, alla vita reale. Prendono spunto dalla moda di strada per capire cosa le persone stanno cercando, quali siano le loro aspettative.

Il viaggio è anche questo. Cercare di capire la realtà attraverso gli stili e i modi diversi di intendere il bello. Entrare nel flusso, sentirti parte di qualcosa di grande che sta avvenendo e riportare un po’ di mondo nel tuo quartiere.

Il viaggio è così. Ti accorgi che le “regole auree” di stile che avevi ritenuto inconfutabili fino ad un attimo prima, all’improvviso non valgono più.

Dunque quando ti senti a posto rispetto ai canoni ed alle mode del contesto in cui vivi, conta pure su un’ultima certezza.

Puoi fare di meglio!

Daniela Barlone | Style Coach

La coerenza inganna

LA COERENZA INGANNA

Quando lavoro con le persone le guardo contemporaneamente sotto due profili diversi. Dove si trovano ora e dove stanno andando.

Le persone cambiano, crescono, si evolvono. Cambia il senso del  bello, cambiano i gusti, i modelli a cui ci si ispira. Le persone cambiano idea.

Il concetto di coerenza è sopravvalutato, o meglio, non sempre correttamente interpretato. Non è un dovere che abbiamo nei confronti degli altri, ma solo la misura del nostro equilibrio interno. Esistono cioè una coerenza interna ed una esterna, di superficie, di facciata.

Alcuni, molti per la verità, credono che sia quest’ultimo il significato del termine e vivono come un dovere verso gli altri il fatto di restare sempre uguali a sé stessi. Cosa direbbero i miei cari se cambiassi le mie idee, il mio sistema di valori? Cosa penseranno di me le persone della mia cerchia, gli amici, i colleghi, quando si accorgeranno che i miei interessi  sono cambiati?

“Non voglio essere per te sicura come una strada…ferma come una pietra…”

Mi scuso perché sto citando a memoria, quindi il testo potrebbe non essere totalmente esatto. Questa per me è la più bella frase d’amore che sia stata mai pronunciata. Sono le parole scritte dalla protagonista del film “La Balia” di Marco Bellocchio, in una lettera al marito.

“Non voglio essere sempre uguale…non ho paura delle cose che non conosco…”.

Questo è vero amore! Fare dono della propria autenticità.

Farne dono prima di tutto a sé stessi, perché l’unico vero amore comincia dal “Sé”. Tutti gli altri sono imitazioni.

Autenticità e amore verso sé stessi si legano al concetto di coerenza interna. Essere fedeli a sé stessi, non “sempre uguali a sé stessi”!

Cambiare perché il mondo non ti cambi.

Il mondo corre sempre più velocemente, e questo è un fatto.

Noi, come ogni altro essere vivente, abbiamo bisogno di adattarci se vogliamo sopravvivere. Le teorie evoluzionistiche ce lo hanno insegnato fin dai tempi della scuola.

Mai come in questo momento la prontezza è stata per noi un’abilità tanto cruciale. Bisogna esercitarla, cogliere il cambiamento prima che il cambiamento ti spiazzi.

Per poter avere una tua identità indipendentemente da quello che succede devi basarti proprio su quello che succede. Non si è mai liberi dal contesto. Ma la corretta interpretazione del contesto è la base su cui poggia la libertà.

Selezionare le giuste informazioni perché quello che sei trovi un senso dentro questo mondo e non aspettare di trovartene tagliato fuori.

Cosa c’entra tutto questo con la ricerca del tuo stile?

Prova a guardare le tue vecchie foto. Quasi non ci credi che un tempo ti conciavi in quel modo! Questo non significa che prima ti sbagliavi.

Cambiano le frequentazioni, gli ambienti con cui si entra in contatto, cambia il contesto.

Prima eri una persona diversa da ora, diverse le condizioni esterne, differente il grado di consapevolezza.

La ricerca di uno stile personale è un lavoro che dura una vita.

Roma non è stata fatta in un giorno!

Quello che voglio ottenere nel mio lavoro è un risultato di lungo periodo e al tempo stesso in continuo divenire.

Come ama ripetere ogni personal shopper che si rispetti, alcuni pezzi restano a lungo nel guardaroba, ne sono la base. Ma poi bisogna saperli combinare in modi sempre differenti, renderli attuali per non essere avulsi dal contesto.

La moda in questo senso ha un ruolo cruciale. Contiene in sé la sintesi di un sentire diffuso e condiviso, di una tendenza. Ti indica la direzione in cui sta andando il mondo in questo momento.

Non seguire la moda ma non perderla di vista! Estrai dalla moda tutte le informazioni che ti servono per poterti ritagliare sempre un tuo posto nel mondo, uno spazio che sia tuo in cui evolverti, in cui compiere la tua metamorfosi con grazia.

La moda contiene in sé la prova che il concetto di bello può cambiare, anzi che cambierà di sicuro coll’andare del tempo. Ti sfida a rimanere te stesso pur plasmando la tua forma e quindi la sostanza. Ti obbliga a capire che cos’è che ti fa rimanere chi sei pur essendo in continua trasformazione, quel nucleo essenziale che resta mentre accogli il cambiamento come un valore.

Cosa c’entra tutto questo con la ricerca del tuo stile?

Guarda la foto qui sopra. E’ più elegante il bruco o la farfalla?

Daniela Barlone | Style Coach

La griffe c’è ma non si vede

C’era una volta il Made in Italy…sinonimo di cura estrema dei dettagli ed altissima qualità.

C’era una volta lo Stile Italiano, fatto di tradizione, di mano d’opera esperta, di alta professionalità.

C’era una volta il culto della perfezione sartoriale, dei tessuti di pregio…c’era la poesia.

Gli scenari cambiano. Da diversi anni ormai la proprietà di tanti e tanti marchi, che da sempre avevano rappresentato l’orgoglio italiano, è passata in mani straniere.

Molti fiori all’occhiello del Bel Paese sono andati a portare lustro e ricchezza in altre realtà, facendo perdere all’Italia prestigio e posti di lavoro nel settore della moda e non solo.

Ma non finisce qui! La spregiudicata corsa alla delocalizzazione ha fatto il resto, in un gioco al massacro in cui in nome della “crisi” è stato giustificato praticamente tutto, fornendo un alibi per i più scaltri, un’opportunità enorme per quanti si sono trovati nella posizione di poterne approfittare.

Crisi vera per molti, certo, ma non per tutti. E così i “furbetti del quartierino” se ne sono avvantaggiati, certi del fatto che gli ingenui consumatori si sarebbero accorti del brusco calo nel livello di qualità con grande ritardo o forse mai, per niente.

Loro avrebbero continuato a comprare senza porsi troppe domande e questa era una certezza.

Possedere un capo firmato rappresenta per molti l’illusione di  appartenere ad un mondo al quale in realtà non si appartiene, l’evasione dalla propria realtà insoddisfacente. Non importa se il capo acquistato sia davvero di qualità, o se sia donante per chi lo indossa, quello che conta è accedere ad un mondo, o meglio accedere ad un modo di apparire senza curarsi minimamente, non dico di accedere, ma almeno di comprendere quale sia, come funzioni, il modo di essere sottostante al tipo di immagine che si vuole imitare.

Indossare gli abiti, possedere accessori che indosserebbe una persona di fama.

E pensare che una vera star quegli oggetti non li paga neanche!

Ogni Maison di moda si contende con le aziende concorrenti la possibilità di vestire i personaggi più in voga.

Poi arriva un comune mortale e spende uno stipendio intero per comprarsi un abito che in realtà non potrebbe permettersi…

Intendiamoci, ognuno è libero di impiegare i frutti del proprio lavoro come meglio crede!

Di certo nessuno ti chiamerà per interpretare il prossimo film di successo solo perché sei vestito come una star di HollywoodSpiacente che sia toccato proprio a me dovertelo dire.

“la griffe c’è ma non si vede” è una frase, un titolo, che ho pensato con dei significati diversi ma tra loro collegati e correlati.

Il primo, ciò di cui ho parlato all’inizio, con il senso un po’ provocatorio che alcune volte il prezzo che i consumatori-adepti di una maison di moda sono disposti a pagare  per un capo firmato non ha alcuna relazione con l’effettiva qualità.

Detto ciò, ci terrei a precisare che non ho nulla contro i capi firmati, anzi!

Dico solo che senso critico ed autonomia di pensiero non dovrebbero mai abbandonarti e così, quando stai per acquistarne uno, invece di pensare al “prestigio” che ti potrebbe derivare dal possedere un oggetto griffato – prestigio peraltro tutto da dimostrare – domandati piuttosto se sia stato realizzato a dovere, se sia davvero adatto a te, quanto ti valorizzi.

Eh sì, perché una volta indossato l’abito, il marchio non si vede e tutto quello che resta è l’effettivo pregio della creazione ed il modo in cui tu lo indossi.

“La griffe c’è ma non si vede” vuol dire anche questo. Il marchio non si vede nel senso che non deve vedersi. Si tratta di una semplice norma di buon gusto che porta a bandire i marchi a vista.

L’unica eccezione ammissibile può essere rappresentata dall’abbigliamento casual e sportivo poiché questi generi, sposandosi bene con l’ironia,  lasciano grande spazio alla libertà a scapito del rigore.

Un esempio su tutti la t-shirt  su cui campeggia il nome dello stilista a caratteri cubitali. In questo caso le scritte sono ben accette e offrono una feconda occasione per creare movimento, contrasti cromatici interessanti, o per impreziosire con applicazioni e cristalli luminosi una mise che altrimenti risulterebbe anonima.

E, sempre a proposito di bon ton, dalla regola sopra citata – che del marchio bandisce l’ostentazione visiva – discende l’intuitivo corollario secondo cui riferirsi ad un capo d’abbigliamento, appellandolo con il nome dello stilista che lo ha ideato, non fa certo acquistare punti sul piano dell’eleganza.

Frasi come “stasera indosserò un Tizio, un Caio, un Sempronio” – per intenderci -andrebbero accuratamente evitate.

E’ vero che una creazione di moda è pur sempre espressione di creatività, e può, nei casi più felici, essere a pieno titolo considerata un’opera d’arte, ma riferirsi ad un paio di pantaloni come se si trattasse di un Caravaggio, un Rembrandt, un Picasso mi sembra un tantino esagerato. La tentazione è forte, lo so, ma bisogna imparare a non cedere.

“La griffe c’è ma non si vede” significa che nulla si deve notare che non sia il tuo stile unico e personale, quello che nessun altro potrebbe mai imitare.

A questo scopo non serve necessariamente una firma prestigiosa, ma che tu sia presente a te stesso. Il capo griffato  non è il protagonista ma un mezzo. Semaforo verde a patto che esprima realmente qualcosa di tuo.

Il focus quindi non è solo sull’immagine, perché interno ed esterno sono due facce della stessa medaglia e non puoi migliorare la tua immagine se non  accresci il tuo potere personale.

Se proprio vuoi imitare le persone di successo dovresti cominciare dal livello più profondo, domandarti come deve essere realmente la loro vita, come si sono conquistate la posizione che hanno, l’impegno profuso per imparare l’arte che ai tuoi occhi sembrano padroneggiare da sempre.

Diventa bravo in qualcosa che ti sta a cuore come loro sono diventati bravi a cantare, ballare, scrivere, suonare o recitare, o più semplicemente a farsi strada nella vita, ed impara di pari passo a curare la tua immagine con la stessa scientifica impostazione. Solo così potrai ottenere degli ottimi risultati.

Se l’immagine non è sostanza allora è solo una maschera.

Daniela Barlone | Style Coach

Style Coach o Mental Coach?

punto-interrogativo-566x330Mi viene fatta talvolta questa domanda e la cosa mi lascia un po’ perplessa.

“Ho letto un tuo articolo e…sì insomma…tu non parli solo di abbigliamento e cose del genere…”

No di certo – penso io – cosa credi che sia lo stile?

Lo stile è il tuo mondo, quello che ti piace fare. E’ quello che sai di saper fare. Il modo in cui decidi di impiegare il tuo tempo. Lo stile è il linguaggio che usi, è quello che pensi di te, ciò che è vero per te.

Non c’è niente di più interiore. L’involucro esterno manifesta il tuo modo di essere e se al tuo interno c’è qualcosa di indefinito quel qualcosa emergerà sotto forma di immagine disarmonica o, nella migliore delle ipotesi, poco significante.

Parlo spesso di dinamiche della mente.

Questo fa di me una Mental Coach?

Un Mental Coach individua il tuo problema – ciò che ti impedisce di essere performante o, più semplicemente, di essere quello che sei – lo analizza, usa tecniche per manipolare la tua mente al fine di “riparare” quello che non va. E nella maggior parte dei casi l’attenzione è sul problema. Potrai funzionare solo dopo che ti avrò “aggiustato”.

Una volta, ancora adolescente, mi trovo a leggere per caso un articolo su una rivista. Il tema è l’insicurezza e come superarla. La cosa mi incuriosisce…si parla di quei casi, tanto imbarazzanti, in cui alcuni, in determinate situazioni o in presenza di determinate persone, vengono colti da un forte disagio. Disagio che viene vissuto anche e soprattutto a livello fisico, con tanto di rossore a fior di pelle o addirittura iperidrosi. Vissuto a livello fisico e quindi manifestato in modo molto evidente.

Mi aspetto una serie di tecniche sciorinate a bella posta per impressionare sprovveduti lettori, e invece…

La soluzione è diventare bravi in qualcosa. Qualunque cosa ti piaccia fare – scrive l’autore dell’articolo – concentrati su quella e diventa bravo a farla!

E segue sviluppando questo tema.

Sono sorpresa. L’autore sposta l’attenzione e il problema semplicemente non c’è più.

Questo ovviamente non significa fare finta che il problema non esista. Anzi! Concentrarti sulla “tua cosa” è proprio la soluzione, l’unica soluzione possibile. L’unica strada che tu possa praticare per lasciarti alle spalle tutto quello che prima non andava.

Il punto è che la sensazione di disagio nasce proprio dal sentirsi “inferiori” ma non rispetto ad altri! Bensì rispetto all’idea di sé che ancora non si è riusciti ad implementare. E che mai si riuscirà ad implementare se non iniziando ad agire in concreto.

“Molti passano metà del loro tempo a desiderare le cose che potrebbero avere se non passassero metà del loro tempo a desiderarle.”

Quando lavoro con le persone non sto a sviscerare perché non si piacciano abbastanza o si sentano insicure o insoddisfatte del proprio aspetto (ammesso che mi abbiano contattata per questo). Non vado a cercare il problema, con la sua origine e tutto il passato che le ha portate fin lì.

“Il passato è passato e per definizione non esiste più”. Esiste il presente e quello che puoi fare o non fare ora.

Ora puoi ridefinire te stesso, intraprendere un cammino che ti porti a rafforzare sempre più l’idea di te che  è presente al tuo interno.

La base del mio lavoro è innescare questo processo, che può essere più o meno lungo, o durare l’intera vita, ma la chiave è portarti fin da subito “in un posto della mente e del corpo dove tutto è perfetto” e dove tu sei quello che sei veramente. Una posizione che è insieme mentale e fisica e che una volta raggiunta è in sé completa. O c’è o non c’è, non è mai parziale,

Mi interessa far emergere quello che c’è da vedere. Tutto qui. Che tu passi dall’inerzia all’azione.

Che inizi a mostrare chi sei anche se il tuo cammino è appena cominciato.

Voglio per te un’immagine che ti rappresenti fin da subito, che sia un promemoria per te, per ricordarti in ogni momento dove stai andando, oltre che un monito per gli altri.

Come il cartello “Cave canem”.

“Qui c’è qualcuno che va dritto per la propria strada”.

Daniela Barlone | Style Coach

Non guardarmi: non mi vedi

Alla domanda “posso portare un’amica?” la mia risposta non prevede alternative.

“Nel suo interesse e per la buona riuscita del nostro lavoro, le consiglierei vivamente di evitarlo”.

Accade raramente, per la verità,  che ad un appuntamento di Personal Shopping una cliente – gli uomini generalmente non lo fanno – mi faccia una richiesta del genere. Ma quando ciò avviene la mia linea di condotta è, molto semplicemente, sconsigliarlo.

Potrei ugualmente portare a termine la mia “missione” anche in presenza di un’altra persona? Certo che sì.

Ti spiego qual è il punto. Le persone si rivolgono ai professionisti dell’immagine per svariati motivi: un evento importante, un colloquio di lavoro, l’esigenza di razionalizzare il poco  tempo a disposizione per lo shopping, la ricerca di articoli difficilmente reperibili e così via.

In alcuni casi, però, la persona che richiede un servizio come la Consulenza d’Immagine, lo fa perché sente di avere un potenziale, ma non sa come esprimerlo.

Riesce ad intravedere un punto di arrivo, almeno in termini di sensazioni che vorrebbe provare, ma non conosce la strada da percorrere. La distanza tra chi sei e chi fino ad ora ti sei accontento di “essere” è la misura di questo cammino.

Il mio compito, dunque, è facilitare l’emersione di una realtà interiore che spesso è ben nascosta.

In realtà si tratta di un processo molto complesso perché “Chi fino ad ora ti sei accontentato di essere” è il risultato di tanti fattori.

Le persone barattano la loro vera natura con un po’ di tranquillità apparente. Baratti  chi sei con la “certezza” di una relazione, con l’essere accettato o accettata da un partner, in famiglia o dagli amici.

Baratti chi sei con la comodità di non porti troppe domande, Ma la comodità, ameno in questo caso, è solo un’esca per cadere in trappola.

Dunque da un lato le persone sono abitudinarie, tendono a conservare lo status quo. Farsi troppe domande, interrogarsi su cosa si vuole veramente, è destabilizzante.

Dall’altro lavorano le resistenze esterne poiché ciascuno di noi è un punto fermo per altre persone. Per la tua amica, ad esempio, potrebbe essere un punto fermo il fatto che tu sia un essere incompiuto.

Vuoi per l’antico quanto insensato principio “Mal comune mezzo gaudio”, vuoi perché l’altra persona riesce a giocare il ruolo della superdonna o del superuomo solo se tu sei al tappeto, la sua azione, consapevole no, sarà sempre bloccante per te.

Lavorerà come uno specchio deformante restituendoti un’immagine di te inibitoria come “piace” a lei…

Ovviamente questo vale anche in senso opposto.

Si creano così degli “equilibri poco equilibrati” in cui ognuno per stare in piedi ha bisogno dell’altro e soprattutto ha bisogno che l’altro resti sempre in quella modalità, ormai nota, sulla quale i “giochi di forza” sono ormai fondati. La resistenza alla trasformazione è a doppio senso.

Poi c’è un altro fattore da considerare. Le persone riconoscono solo ciò che conoscono…mi spiego meglio. Le persone hanno bisogno di incasellare la realtà in delle categorie mentali, creano associazioni e similitudini. Tutto ciò che è estraneo alle loro “classificazioni” le manda in crisi e così anche ciò che è diverso deve per forza rientrare in una categoria nota.

Quanto più la struttura mentale di una persona è semplificata, tanto più la sua rappresentazione della realtà sarà limitata e fortemente banalizzante.

E’ per questo che, nelle fasi in cui la consapevolezza di sé si sta facendo strada, pur non essendo ben radicata, è buona norma sottrarsi all’influenza fuorviante degli altri. Per quanto in buona fede, sono capaci comunque di combinare danni. E’ già difficile innescare il processo a causa delle resistenze interne, non c’è bisogno di ostacoli provenienti da terze parti!

Solo dopo, quando in te è aumentata la chiarezza su chi sei, l’azione esterna sarà quasi irrilevante se non addirittura un elemento, che al di là delle intenzioni di chi lo ha generato, ti darà maggior forza.

E’ come il fuoco.

Una flebile fiammella è soffocata da un’alito di vento, ma prova a spegnere una fiamma che “respira” ed è ben alimentata! Il vento non farà altro che aumentarne la potenza e la farà propagare ancora di più!

Ti racconto una storia vera…

Per ovvie ragioni eviterò di scendere nei dettagli.

Il tutto si svolge in seno ad un gruppo di ragazzi  tenuti insieme da ragioni di studio. Nonostante le profonde diversità, si crea un clima di complicità se non di vera e propria amicizia.

Ognuno poi, al di fuori del gruppo, ha i propri amici, le proprie relazioni, le abitudini, la propria vita.

Il protagonista della storia che ti racconto mette sistematicamente a rischio la propria brillante intelligenza (di cui evidentemente non ha piena consapevolezza) usando quelle robe sintetiche che troppo spesso si leggono nella cronaca per essersi portate via la vita o la salute mentale di utilizzatori incoscienti colti nel fiore degli anni.

Sono certa fin da subito che abbia altre possibilità. Ha due occhi che ti chiedono di vederlo in un modo diverso, di portarlo da qualche altra parte anche se non sa bene dove.

Prova ne è che partecipa di buon grado alle attività serali del gruppo, pur così lontane dagli eccessi a cui è abituato. Fa finta di snobbarle, certo, ma non manca un appuntamento.

La sua presenza peraltro è benefica anche per alcuni elementi del gruppo…per così dire un po’ troppo “dormienti”. Il gruppo funge da moderatore e tutto sembra perfetto.

Ma il corso di studi volge al termine e si comincia a fare strada il timore, o forse la certezza, che di lì a poco non ci saremmo più visti e addio alle nostre serate strampalate insieme.

Addio alla salvifica azione riequilibrante del gruppo…

“Devi cambiare amici. Non perché quelli che hai siano cattivi, ma solo perché non riuscirai a cambiare le tue abitudini se non cambi le persone che ti stanno intorno! Resta solo piuttosto, non uscire per un po’ la sera se necessario. Poi inizia a fare cose nuove e nuovi amici arriveranno”.

Al mio goffo tentativo di dare un buon consiglio segue una risposta spiazzante (almeno per me allora): “Io non ho problemi a stare a casa, a non uscire per un po’ la sera, a stare lontano da quell’ambiente. Ma se sto a casa viene in camera mia mio padre e mi chiede se sto male, perché non esco, mi fa mille domande. E’ per questo che continuo a fare sempre le stesse cose…”

La sua famiglia, suo padre, preferiva addolorarsi – perché certo la cosa li addolorava – sopportando l’dea che il ragazzo si stesse rovinando, piuttosto che sostenere il cambiamento e accettare che nel figlio fosse in atto un processo di trasformazione dagli esiti sconosciuti. Non spere cosa girasse per la testa del ragazzo, l’incertezza su come stesse evolvendo al suo interno, era un male peggiore rispetto alla certezza che fosse un poco di buono.

Capito come funziona la mente umana?

Il mio consiglio, pur preso in considerazione, era un po’ troppo drastico da attuare per un ragazzo così giovane, e così la vita è andata avanti immutata fino a più gravi conseguenze che non sto qui a narrare…

Ma fui certa fin da subito che avesse altre possibilità…dopo la notte, se hai un’intelligenza brillante,  deve iniziare per forza un nuovo giorno!

E il nuovo giorno è arrivato con un’iniziativa imprenditoriale e nuovi amici con cui portarla avanti.

E due occhi meravigliosi che brillano…di chi è riuscito a conoscere sé stesso.

Daniela Barlone | Style Coach

Vorresti avere più tempo per le cose che contano?

tempoTutti d’accordo nel sostenere che nella vita esistono delle priorità.

Il lavoro, gli affetti, la famiglia, lo studio, gli affari, e poi lo sport, le proprie passioni…

In ordini diversi da persona a persona, più o meno sono queste le aree in cui riteniamo di dover allocare il nostro tempo, limitato e quindi così prezioso.

E il tempo per prenderti cura del tuo benessere e della tua immagine?

Tutti disposti ad ammettere di frequentare palestre, centri estetici, hair stylist…ma solo nei ritagli di tempo…

Lungi dal confessare che la cura del nostro aspetto sia assurta ormai al rango di priorità, siamo pronti a farci in quattro pur di far combaciare orari e appuntamenti di restyling con gli impegni “davvero importanti”.

E non finisce qui!

Che mi dici del tempo trascorso davanti allo specchio a cambiarti più volte d’abito prima di uscire di casa?

Raro trovare qualcuno disposto ad ammetterlo!

“Ho messo la prima cosa che mi è capitata”.

Comprensibile no?!

Come confessare di aver lasciato scorrere “numerosi minuti” in quella che è una lotta impari contro il guardaroba, mantenendo al tempo stesso autorevolezza e rispettabilità?

E’ un fenomeno che viene taciuto, come l’alcolismo e gli altri brutti vizi.

Ma va bene… Bando all’ilarità!

Le persone ci tengono tanto ad avere un determinato aspetto perché questo influenza sensibilmente tutto quello che fanno ed il modo in cui lo fanno.

Nel loro aspetto migliore le persone sono potenziate, al contrario, un aspetto percepito come poco aderente alla propria identità è addirittura bloccante!

Non sto parlando di essere sempre tirati a lucido, giacché solo per alcuni ciò è necessario per sentirsi a proprio agio.

Per altri è essenziale essere originali, indossare qualcosa di esclusivo, che non sia comune. Gerardina Trovato cantava “non ho più il terrore di essere normale”. Ebbene, per alcuni questo terrore è tutt’altro che superato…

Per altre persone conta esibire capi di prestigio, che durano nel tempo, e potrei continuare all’infinito…

Sentirsi bene è una cosa differente per ognuno di noi. E’ la forma in cui si è più comodi ed in cui ci si sente pienamente espressi.

Significa che esiste armonia tra l’aspetto esteriore ed il proprio interno.

Ciò che insegno alle persone è connettere questi due aspetti.

Mettere a fuoco sé stessi, al proprio interno, mettersi in luce all’esterno attraverso l’immagine.

Trovare e mantenere una tua linea, un tuo stile personale.

Imparando poche regole potrai eliminare gli sprechi e ti insegnerò a costruire un guardaroba “senza distrazioni”.

Se vuoi imparare a farlo nel più breve tempo possibile, non esitare a contattarmi!

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Vani non invano

il-puffo-vanitoso-con-il-_4ec1583a4d122-pQuante volte ti è capitato di osservare persone “un po’ troppo” attente al proprio aspetto?

Quelle che prima di uscire di casa provano qualunque cosa sia presente nel loro guardaroba, trovando solo alla fine una mise quanto meno soddisfacente.

Persone che dedicano ore, nel loro tempo libero, a provare abbinamenti da poter sfoggiare  in pubblico alla prima occasione.

Che, camminando per strada, cercano la propria immagine riflessa nelle vetrine come assetati alla ricerca dell’acqua nel deserto.

Magari ti è capitato di notarle, o magari sei così anche tu.

Bollate istantaneamente come frivole e superficiali…

Sicuro che non abbiano niente da dire?

Da una parte ci sono le persone concrete, che nella vita si dedicano alle cose che davvero contano, i loro talenti, le loro passioni.

Tra questi alcuni non hanno grande attenzione per la propria immagine e quindi, pur non essendo espressione di estetica armonia, vivono decisamente bene lo stesso.

Altri, dotati di buongusto, hanno un look sempre impeccabile, senza peraltro bisogno di dedicare all’argomento tempo ed energia. L’unica cosa che fanno è essere sé stessi, sviluppare i propri talenti, accrescere le proprie abilità. L’immagine vincente viene da sé, riflesso del loro sentirsi realizzati.

Dall’altra parte ci sono i fatui, i vanesi, “quelli che non combinano niente“.

Alcuni di loro lo sono veramente, ma non ponendosi troppe domande, tutto sommato stanno bene così.

E poi ci sono gli “intrappolati” nella categoria.

Sono persone incompiute, non realizzate, ma non per questo prive di talenti.

Vivono un’inquietudine che in molti casi non sanno spiegare. Sono fanatiche dell’immagine per non saper che altro fare.

Vorrebbero essere qualcosa che non riescono a diventare, o meglio, sentono proprio di essere così, ma i fatti vanno in un’altra direzione e le aspirazioni rimangono solo sogni.

La loro immagine è il loro rifugio, la loro evasione e al tempo stesso l’unico contatto che riescono ad avere con il proprio Io più profondo.

Per loro è naturale “sentirsi da fuori”

E’ come percepire sé stessi per immagini e dalla propria immagine ottenere le conferme necessarie per restare tranquilli. Come dire “quello che vedo di me mi va bene, è tutto sotto controllo”.

Ma poi resta la frustrazione perché esiste sempre un gap tra quello che vorrebbero essere e quello che realmente riescono a realizzare.

Non riescono a vivere se la loro immagine non li rappresenta, ma la loro immagine non li rappresenterà mai se non cominceranno a vivere.

Se l’aspetto serve a fare chiarezza su chi sei e su quali mosse devi fare per realizzarti, ben venga tutta la cura che puoi dedicargli!

Ma la tua immagine resterà vuota se non è sostenuta da esperienze che abbiano un valore ed un senso per te.

Daniela Barlone |Style Coach

P.S.: Se vuoi lavorare con me su questi temi o se desideri chiarimenti non esitare a scrivermi!

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Armadio mezzo vuoto o armadio mezzo pieno?

cosa-deve-avere-una-donna-nel-proprio-armadio_c434b04a42d80cdd157c824dd925274fDa ragazzina me ne andavo in giro per negozi da sola.

Non sono stata una di quelle adolescenti che non fa shopping senza il supporto della madre…

C’è da dire che spesso sono caduta in acquisti sbagliati ma mi è servito perché a distanza di anni conservo ancora un ricordo preciso di quei momenti, so e posso spiegare esattamente in ragione di quali meccanismi le persone talvolta siano indotte in errore.

Allora avevo istintivamente un forte senso di identità, ma poi sul piano razionale non sapevo letteralmente da che parte andare, quali le scelte, quali le azioni da compiere in concreto per realizzare e dare sostanza a quell’idea di me che sembrava tanto chiara.

Ovviamente nel mondo degli adulti le cose sono molto diverse…dovrebbero essere molto diverse… devo dire che non sempre lo sono.

Tornando alla mia storia, la cosa più bella per me era cucirmi i vestiti da sola, questo sì, con l’aiuto di mia madre e di una sarta nel cui laboratorio trascorrevo i periodi liberi da scuola.

All’inizio non sapevo neanche usare i modelli quindi procedevo per approssimazioni fino a quando non ottenevo esattamente il risultato che desideravo.

Mai rimasta delusa da quei vestiti a differenza di quanto capitava, in alcuni casi, acquistando in negozio.

Ciò non significa che le mie “creazioni” fossero migliori di quello che compravo, non ho e non ho mai avuto questa presunzione.

Il punto è che gli abiti che cucivo erano tutto il mio mondo! Tutto quello che pensavo di me era lì dentro, tutto quello che avevo da dire era nelle pieghe della stoffa e nelle – pure imperfette – cuciture.

Andavo a scegliere i tessuti al mercato nei giorni di sole e tutto era bellissimo…

Anche lo shopping era una mia passione ma alcune volte mi accadeva di comprare qualcosa di sbagliato, di inadatto a me, che non mi apparteneva.

Ovviamente allora comprare non era ancora un lavoro, e non capivo per quale ragione mi potesse succedere di sbagliare. Perché quando cucivo non avevo alcun dubbio sull’immagine che volevo ottenere ed ero pronta a modificare i miei capi più e più volte per arrivare al risultato, e invece quando compravo mi capitava in certi casi di accontentarmi?

La prima e più ovvia ragione è che tendiamo sempre ad essere molto critici nei nostri confronti e meno nei confronti degli altri, ma non è questo il punto.

Una maison di moda, un determinato fashion designer, persino un negozio o uno store hanno una propria impronta, uno stile unico, rappresentano una certa tipologia di uomo o di donna nella quale ognuno di noi può riconoscersi o meno.

I signori della moda creano stereotipi, ma una determinata immagine di uomo o di donna non si limita a suggerire un ideale estetico.

Quando guardo una foto di moda quello che mi arriva è non solo l’abito, la sua forma, i colori, ma inconsapevolmente la mente è indotta ad immaginare scenari. Scenari relativi al modo di essere e addirittura allo stile di vita del personaggio immortalato. Un intero mondo resta sotteso.

I signori della moda ci vendono un sogno e a noi comuni mortali non resta altro che proiettare su quelle immagini perfette i nostri desideri, le aspirazioni, la promessa di ciò che manca nelle nostre vite e che vorremmo ci fosse.

Qual è la trappola? Banale ma non banale… Il vestito nuovo da solo non potrà migliorare il tuo stile di vita! Porre in essere azioni concrete giorno per giorno è l’unica via non solo, come si potrebbe pensare, per produrre il cambiamento in futuro, ma per poterlo sperimentare sin da subito. Iniziare ad agire guidati da una nuova e più funzionale visione è di per sé un salto di qualità!

Nell’approccio allo shopping invece accade il contrario. E’ come se le persone si aspettassero di poter essere catapultate da un semplice vestito in un mondo ideale e perfetto dove loro sono come vorrebbero essere senza però dover fare nulla per esserlo in concreto nella realtà. E’ per questo che continuano a comprare senza una logica. Loro continuano a cercare qualcosa senza avere la consapevolezza del “cosa”.

E puntualmente arriva quel senso di delusione, di frustrazione…ho comprato una cosa nuova, ho speso, ma il mio livello di soddisfazione non si è spostato di un millimetro!

Ed è per questo che la maggior parte delle persone sostiene di non avere nulla da mettere mentre l’armadio, sul punto di scoppiare, invoca pietà!

Il Buddha dice: “Ama te stesso e osserva”.

Le persone non si amano, non tutte, non abbastanza.

Un oggetto che acquisti può essere splendido, può essere di pregio, ma come puoi pensare che di per sé sia all’altezza di esprimere l’essenza del tuo Io, il prodigio della tua unicità?

Un pantalone è solo un pantalone e una gonna è solo una gonna e né l’uno né l’altra possono fare miracoli!

E’ il modo in cui li combini, metti insieme gli elementi e li interpreti a fare la differenza.

Ma l’abilità di scegliere e di combinare deriva direttamente dal sentirsi calati in un ruolo e più questo ruolo è effettivo e reale più l’immagine emergente è d’impatto.

Amarsi significa dire “questo sono Io” e trovare la propria originalità e il proprio modo di creare armonia.

Quando cucivo non stavo solo aggiungendo qualcosa al mio guardaroba, stavo esercitando una mia passione, accrescevo le mie abilità, ero calata nel mio ruolo. Ero Io! Per questo non sbagliavo mai, non avrei potuto sbagliare!

Quando compravo invece davo per scontato che il mio nuovo acquisto veicolasse un determinato messaggio solo perché, per esempio, lo avevo acquistato in un negozio particolarmente di tendenza  o perché portava un determinato marchio.

Questo è un errore che le persone commettono molto spesso. Dovrebbero ricordarsi che quando un capo è indossato l’etichetta non si vede – o almeno il buongusto vorrebbe che non si vedesse – e l’unica cosa che viene in risalto è se sia o no adatto a noi e come lo portiamo.

La verità è che quando compri un vestito, un paio di scarpe, gioielli o accessori, in realtà non compi un atto banale perché è come se caricassi il tuo acquisto di un valore simbolico.

Quell’oggetto è per te l’accesso ad un mondo, un mondo che risuona con la tua interiorità ed al quale desideri appartenere.  Il vestito altro non è che l’elemento esterno attraverso il quale il tuo mondo interiore viene comunicato agli altri assumendo i connotati della realtà.

Attenzione all’inganno. Se l’immagine di un certo brand risuona con il mio modo di essere, con l’idea che ho di me, o anche solo con le mie aspirazioni, la mia prima e più forte tentazione sarà quella di acquistare quanti più item possibile recanti quel determinato marchio.

Ma questo non è necessario e neppure sufficiente. Puoi avere l’armadio pieno di creazioni del tuo stilista preferito ma se non riesci a ricreare il suo stesso sogno il fatto di possederli non ti servirà a niente. Se, al contrario, ti ispiri all’immagine creata dal fashion designer, se sei in grado di riprodurre lo spirito del suo messaggio, potrai godere dello stesso “sogno”  usando semplicemente cose tue.

La grande verità, morale del film “Kung Fu Panda” – che tutti i bambini (anche cinquantenni o ultra) dovrebbero vedere – è che non esiste nulla di esterno che possa renderti speciale.

Impegnarti nelle cose in cui credi ti rende speciale, avere una vita attiva, realizzare chi sei facendolo per te solo. Questo ti rende speciale!

E se curare il tuo look è una delle tue passioni, prenditi il giusto tempo per imparare sperimentando. Utilizza gli abiti e gli accessori che hai, divertiti a combinarli…trova l’ingrediente segreto.

Ti racconto un’altra storia di qualche anno fa. Avevo un cappotto ed un paio di stivali che mi sarebbe piaciuto indossare insieme ma ero convinta che mi mancasse un vestito adatto, forse una gonna ed un cardigan o non so cosa…

Provavo ad abbinarli con un abito che avevo ma niente. In teoria avrebbe dovuto  funzionare ma qualcosa non mi convinceva, qualcosa di impercettibile, non lo so, un dettaglio. Esco a comprare un collant in microfibra di un particolare colore e il problema è risolto. Tutto qui. Fine della storia.

A volte non serve chissà che cosa, basta saper osservare in un modo diverso, in un modo che fino ad un attimo prima ti sfuggiva. Io ho solo trovato una combinazione che mi rappresentasse. Attraverso un dettaglio ho aggiunto il mio ingrediente segreto.

Devi riuscire a trovarlo se vuoi che la tua immagine funzioni.

“L’ingrediente segreto sei Tu!”.

Daniela Barlone | Style Coach

Quando la casa indossa i tuoi colori

opere

Abbiamo molto parlato della scelta dei colori riguardo ad abbigliamento, accessori, trucco e capelli.

Abbiamo sottolineato la distinzione imprescindibile tra colori-moda e colori realmente donanti per chi li indossa.

Citato teorie secondo le quali la nostra mente archivia le esperienze che abbiamo vissuto per immagini e spiegato come queste immagini influiscano sulla nostra percezione di noi stessi anche in funzione di particolari attributi, come la luminosità, la nitidezza, il colore.

Il nostro aspetto e l’aspetto dell’ambiente in cui siamo immersi influiscono profondamente sull’idea che ci formiamo di noi stessi, sull’idea di chi siamo.

Ebbene fin qui non abbiamo mai portato l’attenzione sull’effetto psicologico che l’interior design può avere sul subconscio delle persone.

Che tu intenda la tua casa come nido, come tana o come spazio aperto all’accoglienza di amici o di persone care, o addirittura come vetrina per mettere in mostra la tua identità unica, la tua creatività, non puoi prescindere in ogni caso da questo aspetto.

E’ vero, il lavoro ci porta a vivere sempre più lontani da casa, e spesso anche nel fine settimana, ma questo non deve togliere importanza all’organizzazione e alla cura dei nostri spazi.

Se il rapporto con la tua dimora somiglia più ad un flirt che ad una relazione consolidata farai meglio a renderlo il più possibile appagante ed intenso.

Al contrario se la tua casa è anche luogo di lavoro – ergo ci trascorri gran parte del tuo tempo – è assolutamente necessario che ti ci senta a tuo perfetto agio anche e soprattutto in considerazione della sua doppia funzione.

E di doppia funzione dobbiamo parlare  anche in tutti quei casi – tipici del nostro tempo – in cui spazi sempre più ristretti rendono inevitabile attribuire più di un uso allo steso ambiente.

Istinto e razionalità…le decisioni migliori sono quelle in cui si riescono a contemperare le ragioni della testa con quelle del cuore.

Quando pensi ad arredare o anche solo a migliorare la tua casa, quello che fai è porti domande di ordine estetico. Stai saltando un passaggio.

La prima cosa da fare è riflettere su quale atmosfera desideri respirare, desideri sia presente in ogni ambiente in relazione però alla sua funzione…cuore e testa…come dicevamo. Non potrai mai prescindere dal criterio funzionale ma devi far sì che la tua casa rappresenti un mondo ben preciso. Il tuo!

Non solo la combinazione degli arredi ma ogni singolo oggetto deve comunicare qualcosa della tua personalità.

I colori trasmettono messaggi diretti, sono evocativi, suscitano associazioni di idee ed influiscono in modo determinante sulla percezione dell’ambiente.

Secondo i principi del Feng Shui esiste una classificazione dei colori che vede da un lato le tonalità  solari e sature come il giallo, l’arancione ed il rosso, definite energeticamente Yang e dall’altro le cromie fredde considerate Yin come il verde, il blu e il viola.

Se l’esigenza che senti maggiormente, pensando ad un determinato ambiente, è quella di essere accolto e quasi rassicurato da un’atmosfera particolarmente rilassante, la scelta cromatica cadrà inevitabilmente sulle tonalità Yin, che hanno la proprietà di calmare sia emotivamente che fisicamente.

Al contrario gli antagonisti caldi – tonalità Yang – sono stimolanti e tonificanti.

Non va dimenticato però l’effetto ottico che questi colori producono.

Da un lato le tonalità calde e sature danno la sensazione visiva di pienezza, come se emergessero dalla superficie, con il risultato di far sembrare più ristretti gli ambienti. Dall’altro i toni freddi producono l’illusione di un maggiore spazio come se le pareti arretrassero visivamente.

A tutti questi colori bisogna aggiungere ovviamente gli altri grandi protagonisti dell’arredamento, dall’intramontabile bianco al potente nero – passando per i neutri freddi – dai neutri caldi ai rassicuranti marroni.

Il bianco è simbolo di pulizia e di purezza ed è ottimo per definire gli spazi, ma conviene impiegarlo in combinazione con altri colori, se non si vuole correre il rischio di trovarsi immersi in un ambiente completamente sterile. Perfetto anche per rompere la monotonia del colore unico, quando la scelta cade su un classico neutro.

Gli accostamenti più contrastati saranno quelli dall’esito più stimolante in assoluto.

Match vincente tra colori complementari che hanno la prerogativa di “staccare” perfettamente sulla linea in cui si incontrano.

Giallo e viola, rosso e verde, arancione e turchese, questi gli accostamenti capaci di dare una sferzata di energia ad ogni ambiente a patto che, però, fra i due di ogni coppia, uno sia presente in misura nettamente maggiore dell’altro.

Vuoi creare un’atmosfera rilassante? Diverse sfumature di uno stesso colore ti regaleranno il massimo del relax, con in più il valore aggiunto – qualora ce ne fosse bisogno – di far sembrare più grande lo spazio.

Ci sono poi molti altri trucchi che puoi sfruttare per alterare la percezione dello spazio. Oltre alle scelte cromatiche, l’uso sapiente di specchi e illuminazione si rivela strumento prezioso per ampliare, sottolineare, mettere in risalto, concentrare lo sguardo.

La luce è un elemento importantissimo che va preso in considerazione prima di operare qualsiasi scelta in fatto di colore.

Pensa ad una stanza con scarsa esposizione al sole. La scelta del blu – voluto per renderla più rilassante – non farebbe altro che accentuarne l’aspetto glaciale.

Quanto alla luce artificiale, la vasta gamma di lampade a stelo, faretti orientabili e appliques permette di affrancarsi dal classico lampadario e di puntare finalmente i riflettori su determinati elementi in modo strategico.

Altro segreto,  rompere le proporzioni con uno o pochissimi elementi “fuori scala” posizionando piante oppure oggetti scelti appositamente per grandezza. Essenziale per non far sembrare vuoti gli ambienti spaziosi, darà un tocco di “autostima” alle stanze di dimensioni più modeste.

Questi ed altri mille segreti ti potranno aiutare a rendere assolutamente personale il tuo spazio.

E se sei amante del “Fai da te” potrai realizzare tutto questo divertendoti e – perché no? – anche risparmiando!

Se il tuo shopping preferito si consuma nelle aree sterminate dei negozi specializzati nel “Do It Yourself” non ti sarà certamente sfuggita la vastissima gamma di prodotti presenti sul mercato – dai pavimenti, ai rivestimenti murali, alle pitture – grazie ai quali la tua creatività non ha più limiti.

Un approccio al colore assolutamente innovativo ha dato vita ad un connubio speciale tra smalti, pitture e finiture decorative ideali per creare contrasti e giochi di luce.

Le combinazioni possibili sono davvero infinite grazie ad un sistema che permette di sovrapporre a qualsiasi colore di base finiture dagli effetti più svariati. 

Dal raffinato effetto perla alle finiture effetto tessuto, dalle eleganti sfumature metalliche dell’argento alla ricchezza dei toni dell’oro, dal caldo effetto sabbia alle finiture trasparenti extra gloss per un tocco glamour e sofisticato.

Qualunque sia la tua scelta, dalla creatività del giallo al rilassante verde,  dal viola lussuoso alla fresca calma del blu, dall’impulsività del rosso al sorprendente arancio, potrai quindi ulteriormente personalizzarla, ma l’unica cosa che conta è che dentro quella scelta ci sia tu.

Abbiamo parlato spesso della palette ideale per ognuno di noi. Esistono dei colori donanti per ogni tipologia cromatica e dei colori che invece non aiutano affatto.

Quello che vale nella moda vale anche , con i dovuti adattamenti, nell’arredamento della tua casa. Come quando vai a fare shopping, tieni presente la tua palette ideale e fai in modo che vi sia armonia tra i tuoi colori personali ed i colori che scegli per decorare i tuoi spazi.

Tutto ciò che ti circonda deve valorizzarti.

Ricorda sempre che la casa è la tua scena, ma il protagonista sei tu!

Daniela Barlone | Style Coach